"Sapere è potere, quindi la conoscenza di sè determina un aumento del potere personale" (B. Lipton)
DOTT.SSA M. LUISA REALE
Psicologa
Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
Esperta in tecniche di rilassamento
LA PSICOTERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE
Origine e definizione
La Psicoterapia cognitivo-comportamentale (TCC) è attualmente ritenuta dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) il trattamento più efficace nella cura di molti disturbi psichiatrici, quali disturbi d’ansia (attacchi di panico, fobie, disturbi ossessivi, etc.), stress, forme di stress post-traumatico, disturbi depressivi, disturbi del sonno, disturbi sessuali, disturbi di personalità, dipendenza da sostanze, problemi scolastici o lavorativi, problemi di coppia. Risulta adatta a fronteggiare difficoltà relative sia all’età adulta che alle varie fasce dell’età evolutiva, al singolo, alle coppie, alle famiglie e ai gruppi.
A seconda della gravità e del tipo di disturbo il trattamento psicoterapeutico si svolge in combinazione alla somministrazione appropriata di psicofarmaci da parte di uno specialista.
La Psicoterapia cognitivo-comportamentale gode di un’efficacia dimostrata da numerose verifiche sperimentali (B. Barcaccia, F. Mancini, 2006;A. E. Kazdin, J. R. Weisz 2003; W. J. Lyddon, J. V. Jr. Jones 2002; A. Cochrane 1999, etc.) oltre che dall’esperienza clinica e, così come indicato nelle linee guida dell’APA (Associazione Psichiatrica Americana), risulta il trattamento d’elezione da consigliare per molti disturbi psichiatrici.
La nascita della Psicoterapia cognitivo- comportamentale (TCC) è universalmente riconosciuta come opera dello psichiatra e psicoterapeuta statunitense A.T. Beck alla fine degli Anni ’50 e, da allora, si è sempre più diffusa sino a divenire attualmente la psicoterapia più utilizzata.
Tecniche di rilassamento
Le tecniche di rilassamento sono strumenti che hanno come principali obiettivi la riduzione della tensione muscolare e il recupero energetico, nonché il raggiungimento di distensione mentale o “calma psichica”, condizione molto utile, ad esempio, nell’affrontare momenti difficili e/o particolari della vita; in altri termini, si configurano come misure che limitano l’esagerata attivazione psico – organica. Tramite il loro costante utilizzo è possibile allentare quelle tensioni cronicizzate e quelle che si interpongono all’esecuzione di determinati movimenti e all’assunzione di determinate posture; inoltre agevolano l’espressione delle emozioni, in particolar modo della rabbia e sono utili per imparare a fare un uso più funzionale delle proprie energie.
Alla base vi è il concetto che nell’essere umano non è possibile considerare in maniera separata corpo e mente; difatti si parla di identità funzionale mente - corpo, vale a dire che, se si agisce sulla nostra dimensione corporea, si agirà in maniera automatica anche sulla nostra dimensione psichica e viceversa. Esse sono numerose e di diverse tipologie: Ipnosi, Training Autogeno, Rilassamento Neurofisiologico di E. Jacobson, Imagery, Emotional Freedom Technique, Training Autogeno, Respirazione Controllata, Biofeedback, etc.; alcune vengono somministrate collettivamente, altre individualmente ed altre ancora in entrambe le modalità. Possono essere anche combinate tra loro e personalizzate previa valutazione della persona, delle esigenze e del contesto. Il loro impiego viene calibrato in base alle caratteristiche specifiche e alle necessità di ogni persona con lo scopo ultimo di migliorare il benessere psico - fisico dell’individuo. Non sostituiscono la terapia, ma possono risultare di valido aiuto.
Hanno uno spazio d’applicazione molto vasto, che va dalla psicologia clinica alla psicologia della salute ed esistono di idonee a tutte le fasce di età. Oltre ad risultare utili, per l’appunto, in campo clinico per una serie di difficoltà psicologiche (disturbi d’ansia, stress, insonnia, disturbi psicosomatici e altri tipi di problemi come quelli scolastici e/o lavorativi, etc.), possono essere utilizzate con successo ad esempio nell’ambito dello sport, con i bambini e con gli adolescenti per aiutarli ad acquisire maggiore consapevolezza del proprio corpo, così come con gli anziani.
Tra quelle sopra elencate le più diffuse ed utilizzate sono: Rilassamento Muscolare Progressivo (R.M.P.), Training autogeno (T.A.), Imagery.
“L’uomo deve essere ben deciso nel mantenere il benessere come nel curare la malattia” (G.S.Everey)
Rilassamento
Muscolare
Progressivo
Il Rilassamento Muscolare Progressivo o Neurofisiologico di Jacobson (R.M.P.) è una tecnica di rilassamento ideata dal medico Edmund Jacobson negli anni ’30 e da cui prende il nome. Si tratta di un metodo basato sull’apprendimento della decontrazione muscolare volontaria ed è incentrato sulla presa di coscienza da parte della persona dello stato di contrazione o di distensione di ciascun gruppo muscolare, passando gradualmente in rassegna tutto il corpo, concentrandosi su un solo muscolo per seduta, fino a raggiungere la decontrazione totale.
La base teorica di Jacobson è che alla base dell'ansia vi è una elevata tensione muscolare: di conseguenza, l'ansia può essere eliminata attenuando la tensione muscolare. Molte persone, inconsciamente, sperperano inavvertitamente tanta energia in movimenti, contrazioni e irrigidimenti muscolari: a tale scopo l’individuo dev’essere rieducato a percepire in quale muscolo persista lo stato di tensione per potervi indurre il rilassamento. Il rilassamento completo e la meta ideale ed ultima di ogni tecnica di rilassamento.
Con l’esercizio quotidiano si consegue progressivamente l’abitudine al riposo, ossia ad uno stato nel quale si conserva automaticamente la quiete: dunque, si rendono necessarie costanza e perseveranza.
Il R.M.P. è di facile apprendimento, non ha particolari controindicazioni, non richiede molto tempo, si adatta molto bene anche alla somministrazione collettiva e, assieme al Training Autogeno, è la tecnica di rilassamento più usata in ambito sportivo, semplicemente come riscaldamento muscolare pre-gara o per prevenire o ridurre infortuni o ancora per aumentare la concentrazione e la prestazione degli atleti e quindi migliorare il loro benessere psicofisico. Viene impiegata in maniera efficace con le donne in gravidanza, anche per alleviare gli eventuali sintomi associati ad essa (nausea, vomito), con i bambini, con i disabili psichici o con ridotte capacità di astrazione. In campo clinico è utilizzata come propedeutica ad altre tecniche di rilassamento e/o per altre motivazioni cliniche nell’ambito di una psicoterapia, come ad esempio nella riduzione dei sintomi associati all’ansia, somatizzazioni, prevenzione e riduzione dello stress, etc.
Training autogeno
Il Training Autogeno (T.A.) ideato ed utilizzato per la volta dal medico tedesco H. Schulz nei primi anni del 1900 sulla base dei suoi studi sull’applicazione dell’ipnosi, è uno dei più conosciuti e diffusi strumenti impiegati per raggiungere uno stato di rilassamento. Come indica il significato del termine stesso il metodo consiste in un “allenamento” (training) nell’apprendere un comportamento che la persona genera da sé, autonomamente (autogeno), ovvero si viene guidati gradualmente e attraverso una precisa sequenza di esercizi, a produrre in immaginazione e quindi sotto il proprio diretto controllo, stati di rilassamento che coinvolgono mente e corpo.
La tecnica fa ricorso alla capacità immaginativa della persona e pertanto, a differenza del Rilassamento Muscolare Progressivo, richiede una maggior concentrazione sul piano mentale. Il principio teorico di base è che la mente umana tende a trasformare le rappresentazioni cognitive (immagini) in vere e proprie percezioni fisiologiche (Forel 1894), vale a dire nel caso del Training Autogeno, la prima sensazione che verrà immaginata e dunque “creata”, provata è quella della pesantezza, la quale determinerà rilassamento muscolare, e così via per le altre sensazioni inducenti il rilassamento.
L’apprendimento della tecnica richiede qualche mese e la velocità di apprendimento varia a seconda dell’impegno e della costanza nella ripetizione degli esercizi. Non è consigliabile la sua somministrazione in gruppo semplicemente perché potrebbe non risultare efficace dato che i tempi di raggiungimento degli stati di rilassamento possono variare da individuo a individuo.
Prima di passare all’esecuzione degli esercizi è necessario che il terapeuta prepari la persona, fornendo delle istruzioni preliminari riguardanti la tecnica (immagini, formule, etc.). E’ inoltre indispensabile fare un’indagine preventiva sulle condizioni generali della persona cui viene somministrato il Training Autogeno in quanto quest’ultimo ha alcune controindicazioni: (alcuni disturbi psichiatrici, disturbi cardiaci, disturbi respiratori, forme ipoglicemiche, possibili problemi psicologici.
Riguardo alle possibilità applicative del Training Autogeno, come detto precedentemente è la tecnica di rilassamento più usata in ambito sportivo insieme al Rilassamento Progressivo Muscolare. E’ un valido strumento di prevenzione per affrontare gare e competizioni in genere, lavori affaticanti e stressanti, labilità emotiva, condizioni lievi di malessere che non raggiungono ancora la soglia della patologia. In ambito clinico è usato per molti problemi come intervento a sé stante o collocato in un contesto terapeutici più ampio, principalmente per disturbi d’ansia (ansia libera, fobie, attacchi di panico, etc.), disturbi somatici, motori, gastrointestinali, circolari periferici, disturbi del sonno, etc.
Il termine “Imagery” o “Visualizzazione” si riferisce ad una serie di tecniche che utilizzano il canale immaginativo per ottenere effetti benefici sulla psiche e sul corpo. Esse sono incentrate sulle immagini mentali, ovvero sulla capacità di creare rappresentazioni mentali, visualizzare situazioni ed eventi come se stessero accadendo in quel momento attivando, a livello psicofisiologico, le stesse reazioni prodotte nella realtà. Un semplice esempio è costituito da un atleta che immagina un gesto motorio ripetutamente: ciò provoca sensazioni e percezioni reali e lo aiuta ad acquisire familiarità con la scena nel momento in cui la eseguirà realmente, un allenamento ideo-motorio che aumenta di conseguenza il suo senso di sicurezza, la sua autostima, etc. Nei film capita spesso di vedere un atleta che immagina la sua prestazione e quanto più è vivida e particolareggiata l’immagine/scena, tanto più aumenta la probabilità di efficacia del suo impiego.
Diverse teorie spiegano il funzionamento e l’efficacia delle tecniche di visualizzazione: una di queste, denominata “teoria dell’apprendimento simbolico” (Bandura ’69; Feltz e Landers ’83; Murphy e Jodie, ’92) afferma che la codifica di gesti motori immaginati permetterebbe di organizzare in anticipo la programmazione di azioni e reazioni di fronte a ciò che potrebbe accadere; in pratica, come detto precedentemente, la visualizzazione rende tali gesti più familiari per l’atleta agendo sulla sua componente cognitiva. Una seconda teoria, il “modello bioinformazionale” (Lang ’77, Bird ‘84) sostiene che la base psicofisiologica delle immagini e della realtà sia la stessa, pertanto se cambia l’immagine mentale cambierà anche la reazione comportamentale nella realtà.
Le immagini mentali, che costituiscono la modalità sensoriale utilizzata dai non vedenti, sono dunque il fulcro di tecniche come la visualizzazione guidata e la modificazioni immaginativa, ma vengono anche utilizzate come parte introduttiva di altre tecniche di rilassamento, come nel Training Autogeno.
Man mano che il soggetto acquisisce dimestichezza con la capacità di visualizzare è possibile personalizzare le immagini mentali e la visualizzazione dinamica per poter ottenere maggior efficacia nei risultati in base all’obiettivo che la persona si prefigge di raggiungere. La tecnica di visualizzazione e la sua eventuale combinazione con altre tecniche di rilassamento viene costruita insieme al terapeuta, valutandone l’opportunità e il momento giusto in cui eseguirle nell’ambito di una psicoterapia. Un esempio di combinazione efficace delle tecniche è quello che vede associate la visualizzazione guidata e l’ipnosi, che consente di indurre stati di calma e tranquillità attraverso l’uso di parole e immagini.
La visualizzazione guidata e la modificazione immaginativa sono tecniche che servono ad abbassare i livelli di attivazione psico-fisiologica (arousal) e di ansia durante prestazioni, competizioni, esami o anche nel fronteggiare situazioni di vita dolorose e/o che creano notevole ansia e difficoltà tramite la sostituzione di stati emotivi fortemente negativi con stati emotivi più tollerabili e meno spiacevoli. Un esempio di visualizzazione guidata è il cosiddetto “Scanner corporeo”, piuttosto breve e spesso propedeutico ad altre tecniche di rilassamento, la cui principale funzione è quella di consentire alla persona di localizzare con precisione la posizione delle tensioni nel suo corpo.
L’ambito applicativo d’eccellenza dell’imagery è quello dello sport e i suoi effetti sulle performance atletiche sono state oggetto di numerose ricerche; spesso è parte integrante dei programmi di allenamento per permettere agli atleti di affinare gesti motori, aumentare la concentrazione, affrontare con positività le competizioni, gare, etc. (Bortoli, Robazza, Gramaccioni ’94). L’applicazione dell’imagery si estende all’ambito clinico per difficoltà lavorative, scolastiche, come per esempio per ridurre l’ansia pre-esame. etc.